



SOTT’A LA CAPANNə QUANTE SI N’HA FATTə!
Mi chiamo Germano D’Aurelio, ma in Abruzzo, sono “Nduccio”. Sono nato a San Silvestro, frazione del Comune di Pescara nel lontano 1954. Mio padre, Coltivatore Diretto, mi ha trasmesso inconsapevolmente un Amore viscerale verso la Terra.
Da bambino sognavo di fare il Contadino e per gioco passavo interi pomeriggi a zappettare l’orto sotto casa, senza tralasciare la passione per la musica. E quando pioveva o era buio, suonavo una minuscola fisarmonica, regalo della Befana.
Dai miei genitori ho appreso l’arte di ringraziare la Terra e il Cielo: ciò che curo e che coltivo e soprattutto ciò che mi viene regalato dall’Alto. Le vicende della Vita furono però come sempre imprevedibili e mi ritrovai molto giovane per strada, da solo, ad affrontare il mondo del Girovago e Cantastorie.
Conobbi un po’ di successo popolare, regionale, incidendo Sott’a la Capannə una canzone scherzosa che tratta del luogo in cui ancora oggi ambienterei volentieri una vita campestre, serena e ideale.

Il palcoscenico, la musica, lo spettacolo, nel tempo mi hanno sempre di più allontanato dal “sogno” e dall’amore verso la Campagna, avendo poi perduto mio padre e anche il più piccolo fazzoletto di terra. Ho però imparato a riconoscere le persone belle e genuine, come i prodotti migliori, come l’olio buono, come il vino sincero. Gli anni scorrono, feriscono, a volte segnano, ma non uccidono i sogni. I sogni rimangono sempre quelli, come i veri Amori!
I VINI SOTT’A LA CAPANNə: IL SOGNO RITROVATO
Attraverso i vini Sott’a la Capannə ho ritrovato la strada di ritorno alle origini che mi riunisce finalmente con quel sogno che mi ha accompagnato fin dall’infanzia. Ogni bottiglia è un tributo all’amore per la mia terra, Sott’a la Capannə non è solo un vino, ma è un simbolo dell’essenza delle nostre Terre: genuine, forti e generose.
LA CAPANNA
La capanna, conosciuta anche come tendone o pergola abruzzese, rappresenta la forma di coltivazione della vite più diffusa in Abruzzo. Fin dal XVI-XVII secolo, documenti notarili e contratti menzionavano tre metodi di coltivazione della vite nella regione: la vigna bassa o cannata, la capanna e la vite maritata.
La capanna si adatta alle sinuosità delle colline abruzzesi, plasmando un paesaggio unico e fortemente identitario.
LA CAPANNA: BELLEZZA E SOSTENIBILITÀ
Nell’antichità, la vite cresceva liberamente sugli alberi come una liana, raggiungendo altezze considerevoli e un’età straordinaria, con esemplari ultracentenari. Questo approccio rispettava la natura della pianta, offrendole uno spazio ideale per lo sviluppo delle radici e della chioma, un’esposizione solare ottimale e una fotosintesi efficiente. La viticoltura moderna, con le sue forme di allevamento basse (controspalliere o filari), ha imposto una crescita limitata della pianta attraverso una maggiore densità di impianto e potature drastiche. La capanna, al contrario, permette alla vite di svilupparsi naturalmente verso l’alto, come una liana rampicante, grazie a una struttura di fili metallici che funge da sostegno permanente.
Con la capanna ogni vite dispone di 6-10m2 di spazio vitale, a differenza dei 2m2 delle forme di allevamento basse. Questo spazio generoso favorisce uno sviluppo sano e naturale delle radici e della chioma, aumentando la longevità della pianta e promuovendo un approccio più sostenibile e rispettoso dell’ecosistema.