





La BRIGATA VERDERAME nasce dall’amicizia di vignaioli biodinamici uniti dalla volontà di conservare nel vino il patrimonio dei saperi contadini, un patrimonio dall’inestimabile valore, un eredità da salvaguardare per mantenere la continuità vitale tra passato e futuro.
La BRIGATA VERDERAME ha in comune la memoria della magica e antica ricetta di preparazione del verderame (acqua ramata), così chiamata per il colore della miscela. Il verderame, oggi non più in uso, è stato per centinaia di anni unico strumento per preservare la vite dalla peronospora.
I vignaioli della BRIGATA VERDERAME hanno in comune il modo di coltivare la vigna e di fare il vino. La ciurma racconta: “i nostri vini si fanno in vigna, poco incide la cantina dove diamo un minimo aiuto, favorendo i fenomeni naturali senza però condizionarli”. I vini sono legati dall’amore e la manualità della coltivazione della vigna, l’attenzione al mantenimento della fertilità dei suoli, la biodinamica e la spensierata convivialità. Le loro aziende sono dei microcosmi organici a ciclo chiuso che applicano i principi della biodinamica certificata Demeter.
Le aziende associate sono dei microcosmi organici a ciclo chiuso che applicano i principi della biodinamica certificata Demeter: i vigneti biodinamici producono uve sane, ricche di lieviti, in grado di fermentare e restituire al vino i sapori autentici del territorio.
I vini biodinamici della BRIGATA VERDERAME traggono dalla generosità delle uve mature e ricche di lieviti indigeni, la forza per affrontare una vinificazione che rinuncia all’aiuto dei lieviti selezionati e degli additivi di fermentazione.
Il vino BRIGATA VERDERAME è il vino delle campagne, biodinamico Demeter a fermentazione spontanea senza solfiti, chiara e genuina espressione della tradizione, del territorio e dell’annata dove gli eventuali “difetti” accrescono la sua complessità e sincerità.

GIAMBITRE ha tenuto a mente l’arte dei suoi vecchi, mastri bottai esperti di legno e bevute. Ricalcando i loro passi sulle stradine tra le vigne, scandisce il tempo alla maniera contadina. Ora doghe e cerchi per lui non hanno segreti e all’ombra della pergola o tra le grandi botti della sua cantina, lo si può sempre trovare, ospitale, ad offrire un bicchiere di Passerina.

Sotto le coste dei calanchi, la vigna di CIANITTE ci attecchisce che è una meraviglia: questo pure le galline lo sanno. Pasciute a pane e vino, collaborano con le uova all’abbondanza di San Martino! Chi è fuori dall’incanto dice a Cianitte: “figlio del bugiardo”, ma un po’ per gioco un po’ per verità, lui crede ancora alla luna e rende reale questa favola. Per la gioia di uomini e polli, su un terreno da cent’anni lavorato, una nuova capanna di Montepulciano ha innestato.

Tra l’andare e il tornare pecorai e pescatori mischiano rotte e storie: siamo dove il Sangro finisce e GIANCULETTE, di mestiere cuoco, ci capisce di sapori. Ma l’aria della marina lo tira fuori dalla cucina e sulle colline da cui guarda il blu si scopre anche lui legato alla terra e alla manualità dei contadini. Sulle coste assolate impianta e cura viti di Chardonnay e Primitivo e si dice più sereno se, tra pignate e coppini, condivide insieme ai piatti anche i suoi vini.

Stanco di misurazioni e livelle, SCUFIALORDA che ha studiato da ingegnere sente nella terra un richiamo antico e decide di assecondarlo. Tra sfogliature, potature e vendemmie la scufia che porta in capo, un tempo lucente, diventa colore dei campi di Sicilia. Ma ora che è insieme mastro e contadino, nelle giornate di ottobre è finalmente un piacere faticare in compagnia tra i grappoli d’oro di Grillo e Zibibbo.

PASTURU il vignaiolo alla zuava porta i calzoni e dal suo capo pendono fiori e mille nastri di tutti i colori: da Giardiniere è mascherato e siccome è innamorato, con la scalella raggiunge su in alto la finestra della ragazza più bella. Le offre in dono i grappoli neri dei vitigni antichi di Salemi e con il raro Corinto di questo colore produce un vino che della Sicilia racchiude il sapore.

PANARARO di nome e di fatto, ricorda l’arte della vite e quella dell’intreccio. Se la luna lo permette, con foglie e giunchi impaglia panieri e veste fiaschiette e mentre cammina sul terreno che ora lavora ad ogni passo racconta una storia. Tra gli ulivi centenari e le pietre un tempo chiese, col più famoso Nero d’Avola ripropone il Perricone, vecchio vino contadino.

Un professore preparatissimo in cibo e salute, complice appassionato di insolite ricerche e racconti di matrimoni Felix di 3000 anni fa: viti maritate in un romantico abbraccio con pioppi, un metodo ingegnoso e arcaico, che si ispira alla crescita spontanea delle viti nei boschi: sviluppandosi in altezza, non si occupava prezioso suolo, si lasciava terreno ad altre colture e si creavano rudimentali, ma efficaci, muri difensivi.

Agronomo ed agricoltore, campano di origini ed esperto in agricoltura biologica e biodinamica, non solo in ambito vitivinicolo, Ciccillo approda nelle splendide colline Toscane dove mette il cuore nel produrre i suoi vini.